Cinghiali. Primo caso di “trichinosi” in Calabria

Larve di Trichinella sono state rinvenute nelle carni di un cinghiale abbattuto a caccia nel Comune di Rose e sottoposto a controllo dal Servizio Veterinario – Area Igiene degli Alimenti di Origine Animale – dell’ASP di Cosenza diretto dal Dott. Ugo Cavalcanti. La comunicazione arriva dall’Istituto Zooprofilattico di Cosenza.

In Calabria è il primo caso nel cinghiale e l’episodio crea preoccupazione trattandosi di malattia trasmissibile dall’animale all’uomo (zoonosi) veicolata con carni non controllate consumate poco cotte o con salumi con queste preparate. La malattia non è trasmissibile da uomo a uomo.

In Italia sono 1.525 i casi accertati di Trichinosi nell’uomo con l’ultimo focolaio nel 2020 in Val di Susa che ha coinvolto venti persone per consumo di salumi di cinghiale.

Per evitare tali gravi episodi è obbligatorio l’esame “trichinoscopico” delle carni dei cinghiali e dei suini. La stagionatura, l’essiccamento o l’affumicatura dei salumi sono metodi che non assicurano l’uccisione delle larve. Allo stesso modo non sono sicuri la cottura in forno a microonde, o il congelamento casalingo se non prolungato per oltre un mese a – 20°C.

E’ vietato abbandonare sul terreno di caccia carcasse e/o visceri degli animali cacciati e ogni capo deve essere identificato evitando di mescolare carni di capi diversi per assicurare, in caso di positività, la rintracciabilità dell’intera carcassa. Negli allevamenti rurali va effettuata la derattizzazione delle aree circostanti l’allevamento poichè topi o carcasse di topi, se ingerite dai suini, potrebbero essere veicolo di trasmissione. tratto da ecodellalocride.it

Michele Macri

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